Le emorroidi possono riguardare uomini e donne indistintamente, ma ci sono alcuni fattori che favoriscono o aumentano il rischio di soffrirne: colon irritabile, stitichezza, alterazioni ormonali, abuso di alcool e fumo, un’alimentazione inadeguata, ma possono influire anche la familiarità, la sedentarietà, l’eccessiva assunzione di lassativi, la fragilità dei capillari.
I sintomi più comuni delle emorroidi in gravidanza sono:
- Presenza di sangue rosso vivo nelle feci
- Tracce di sangue sulla carta igienica
- Prurito anale
- Bruciore
- Dolore anale
In gravidanza a volte possono comparire per diverse ragioni: stitichezza (spesso causata dal progesterone o da un’integrazione di ferro), congestione vascolare a livello pelvico per il peso dell’utero gravidico, predisposizione (possono, infatti, comparire anche vene varicose agli arti inferiori). Le emorroidi possono essere interne ed esterne. Le prime in genere non presentano sintomi particolari ma possono sanguinare ; le seconde, visto che sono molto evidenti, possono provocare dolori anche intensi, se complicate.
In base all’entità del prolasso distinguiamo:
- emorroidi di primo grado: non si verifica nessun prolasso; il sanguinamento e i dolori sono rari.
- emorroidi di secondo grado: il prolasso è leggero, le perdite di sangue e il dolore si possono verificare soprattutto durante l’evacuazione.
- emorroidi di terzo grado: il prolasso è evidente ma riducibile. Può essere necessaria una manovra manuale.
- emorroidi di quarto grado: il prolasso è completo in modo irriducibile.
Appurate le cause del problema emorroidario, è molto importante curare questo piccolo ma fastidioso disturbo, prima che assuma importanti proporzioni. La terapia, come è logico immaginare, varia in relazione all’entità del disturbo. Emorroidi di recente insorgenza, fastidiose ma non particolarmente dolorose, trovano immediato beneficio e sollievo dalla semplice terapia comportamentale. Si tratta, fondamentalmente, di adottare una serie di accorgimenti, consigliati dal professionista medico, utili per ridurre l’infiammazione e restituire elasticità alle pareti venose. Vediamo nel dettaglio le principali:
- Regolare movimento fisico: stimola la motilità intestinale e favorisce il ritorno del sangue venoso al cuore, limitando, tra l’altro, il rischio di altri spiacevoli disturbi come vene varicose, gonfiori e stitichezza.
- Aumentare gradualmente la quota di fibre nella dieta, accompagnandola ad abbondanti assunzioni di liquidi; in questo modo le feci saranno più morbide
- Anche l’igiene anale con lavaggi di acqua tiepida e sapone neutro è molto importante, poiché accelera la guarigione ed allontana il rischio di infezione.
Pomate e supposte ad azione decongestionante, anestetica e/o disinfettante, rappresentano infine i rimedi “conservativi”, utili per curare le emorroidi in stadio iniziale ed alleviarne i sintomi. Viene da sé che i farmaci alleviano i sintomi ma non agiscono sulle cause che hanno dato origine alle emorroidi. Per questo motivo, e per gli altri effetti derivanti dal loro utilizzo, i farmaci non vanno assunti in maniera indiscriminata ma sotto esclusivo controllo medico.
Le emorroidi, se curate nel modo giusto, tendono a scomparire completamente dopo una settimana dal parto. In caso contrario, è necessario informare il proprio medico che indicherà una terapia più incisiva affinché il disturbo non porti ad ulteriori complicanze. Molte donne, infatti, tendono a sottovalutare il fastidio pensando che si risolva spontaneamente; invece, proprio dopo il parto, i numerosi cambiamenti subiti dal corpo femminile possono facilitare il peggioramento di questa fastidiosa, ma appunto risolvibilissima, patologia. Il medico, dopo un’attenta anamnesi ed un esame digitale, verificherà le condizioni della malattia emorroidaria decidendo se effettuare esami più approfonditi (come la proctoscopia per una visione più corretta del canale anale).
.